Andrea Appiani (Milano, 31 maggio 1754-8 novembre 1817)
1789-1792
Matita nera, carboncino e pigmento su carta preparata ocra, con acquarellature grigie e lumeggiature applicate a secco e a pennello, diametro 240 cm ca.
Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Sala Napoleonica
Dominatore della pittura neoclassica in Italia, Andrea Appiani pone la mitologia al centro delle sue opere. A conferma di questa scelta, in occasione del ventennale di nozze dell’Arciduca Ferdinando d’Asburgo con Maria Beatrice Ricciarda d’Este, tra il 1789 e il 1792 dipinse il ciclo di affreschi dedicato alla favola di Amore e Psiche tratta dall’Asino d’oro di Apuleio. È possibile osservare questi affreschi nella Rotonda della Villa Reale di Monza costruita dal Piermarini nel 1790.
Il cartone preparatorio riguarda la medaglia centrale raffigurante l’Apoteosi di Psiche.
Successivamente l’opera venne donata dall’artista stesso per l’inaugurazione delle Gallerie dell’Accademia, in occasione della loro apertura nella primavera del 1806.
Da allora è stato sempre esposto all’interno del Palazzo di Brera, subendo un degrado diffuso e un infragilimento, che ha reso così necessario un delicato e complesso trattamento di restauro, coordinato dalla prof.ssa Maria Chiara Palandri della Scuola di Restauro “Camillo Boito”, e che sarà oggetto di una tesi magistrale.
Il tema degli affreschi fu voluto dallo stesso Arciduca Ferdinando che voleva mantenere una continuità con i cicli di analogo soggetto apuleiano realizzati da Raffaello a Roma, da Bernardino Luini a Monza e da Giulio Romano a Mantova.
Nella Rotonda nove scene raccontano la vicenda mitologica: in tre registri sovrapposti, ovvero nei quattro riquadri sopra le porte, si sviluppano le parti terrene, nelle quattro vele triangolari della volta le parti celesti e nel medaglione centrale sul soffitto la conclusione della vicenda con Psiche accolta da Giove nell’Olimpo.
Appiani si rifà ai maestri del Rinascimento per le soluzioni iconografiche che adotta, con vari richiami alla Loggia di Psiche dipinta da Raffaello e dalla sua Scuola alla Farnesina a Roma. Lo stile che usa è già proprio delle sue opere successive di epoca Napoleonica e mostra la sua spiccata sensibilità neoclassica che si stava diffondendo in quegli anni in Europa.
In seguito alla conclusione dell’intervento di restauro, il cartone dell’Apoteosi di Psiche ritornerà accessibile alla fruizione del pubblico nella Sala Napoleonica dell’Accademia. Per poter conservare in maniera ottimale l’opera sarà necessaria la realizzazione di una teca condizionata che renda più stabili le condizioni termo-igrometriche.
Il cartone, infatti, si presenta come un oggetto complesso, composto da una stratigrafia varia ed alternata di supporti cellulosici ed adesivi differenti, che servono a mantenerne l’integrità strutturale nel grande formato e a sopperire alle fragilità della struttura causate dai numerosi degradi. Ciascuno di questi materiali si comporta in maniera differente alle variazioni dei parametri di temperatura ed umidità ambientali, rendendo pertanto necessario minimizzarli per evitare ulteriori deformazioni o strappi dei supporti.
Per questo motivo sarà necessario mantenere un’umidità relativa tra il 45 ed il 55%, riducendo al minimo le variazioni repentine anche all’interno di questo range, e la temperatura tra i 19 ed i 21 °C. Altrettanto la riduzione della radiazione luminosa incidente deve essere necessariamente ridotta.
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