Giuseppe Bossi (Busto Arsizio, 11 agosto 1777 – Milano, 9 dicembre 1815)
1801-1802
Pittura a olio su tela, 304×436 cm
Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Sala Napoleonica
La tela nasce in occasione del concorso di pittura bandito il 28 marzo 1801 dal Comitato di Governo della seconda Repubblica Cisalpina, presieduto da Giovanni Battista Sommariva, e rivolto ai migliori pittori “nazionali”. Il concorso aveva lo scopo di esaltare e gratificare la figura di Napoleone nella neonata Repubblica Italiana che aveva come capitale Milano. Come recitava il bando, Napoleone doveva essere rappresentato come modello di valore e sapienza. L’opera vincitrice doveva essere destinata al Foro Bonaparte.
La vittoria venne assegnata al venticinquenne Giuseppe Bossi, Segretario dell’Accademia di Belle Arti di Brera dal 1801 al 1807. Ciò che più colpì di quest’opera fu la semplicità della composizione e delle figure che rimandavano all’antico, alla pittura rinascimentale italiana e a quella contemporanea francese, ammirata e studiata da Bossi durante la sua formazione a Roma.
A dominare il dipinto vi è Napoleone in veste di imperatore romano, con il mantello color porpora e l’alloro trionfale come corona, nell’atto di donare alla Repubblica Italiana, la fanciulla liberata coronata di torri, un ramo d’ulivo intrecciato con uno di quercia, rispettivamente simboli della pace e della solidità. La Repubblica Italiana tiene in mano la Costituzione, redatta il 26 gennaio 1802 ai Comizi di Lione, a cui partecipò lo stesso Bossi, in veste di Segretario dell’Accademia. Tra le due figure è presente il Genio della Storia che scrive le gesta di Napoleone su una tavoletta per consegnarle ai posteri.
Accanto all’imperatore riconosciamo due figure: Minerva, allegoria di sapienza e intelligenza, è raffigurata con l’elmo, la lancia e l’egida sul petto; Ercole, con clava e catene, simbolo di forza e invincibilità è il semidio a cui spesso Napoleone veniva paragonato. A sottolineare la potenza dell’imperatore è il bassorilievo che raffigura la vittoria di Marengo (14 giugno 1800), episodio che decretò la sconfitta definitiva degli austriaci e quindi l’insediamento dei francesi a Milano. Sullo sfondo, infine, è visibile il progetto mai realizzato del Foro Bonaparte, dove originariamente il dipinto doveva essere collocato.
Affianco l’opera di Bossi in Sala Napoleonica è oggi visibile anche la tela di Paolo Borroni, dallo stesso soggetto restaurata nel 2018.
Come Bossi, anche Borroni partecipò al concorso del 1801, ma causa di una malattia non riuscì a consegnare in tempo il dipinto, tuttavia molto apprezzato dai contemporanei, al punto che l’Accademia l’acquistò nel 1802.
Presentazione del video realizzato: “Un video per la Riconoscenza: Il grande Concorso del 1802”
In occasione della mostra virtuale Napoleone e l’Accademia è qui presentato in anteprima l’approfondimento video, realizzato dalle curatrici Sophia Radici e Sara Rizzi, sul Concorso per la Riconoscenza della Repubblica Italiana a Napoleone.
Il racconto si focalizza sul contesto storico e sugli artisti che parteciparono all’esposizione voluta da Bonaparte nel 1802 per celebrare la Pace di Lunéville. Il focus è sull’iconografia delle opere di Francesco Albéri, Domenico Aspari, Giuseppe Bossi e Paolo Borroni – gli unici dipinti giunti sino a noi.
Un giovane artista, del tutto immaginario, ci racconta le vicende del tempo e l’impatto che l’ingresso di Napoleone ebbe sul territorio lombardo e sull’Accademia di Brera che divenne, in quegli anni, centro promotore delle Arti.
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