Gaetano Matteo Monti (Ravenna, 1776 – Milano, 1847)
1820
gesso, 155 x 84 x 51 cm
firmata e datata in basso a sinistra GAE. MONTI/ DI RAVENNA/ F. A MDCCCXX
Brescia, Palazzo Tosio, sala dell’alcova, Inv. 146
Il 22 dicembre del 1830 lo scultore Gaetano Matteo Monti donò un modello in gesso al naturale raffigurante la Tersicore danzante all’Ateneo di Brescia, Accademia di Scienze Lettere ed Arti, in segno di riconoscenza per la nomina a socio onorario. La candidatura del Monti, avanzata dall’amico Giovanni Antonio Labus e sostenuta dall’allora vicesegretario dell’Accademia, Gaetano Fornasini, fu ratificata con voto unanime dei soci alle elezioni del 20 gennaio 1828. Il 22 marzo dello stesso anno gli veniva spedito il diploma di socio unitamente all’omaggio di un numero dei Commentari dell’Ateneo. L’opera d’arte inizialmente collocata nella sala delle adunanze, posta a piano terra della Biblioteca Queriniana, all’epoca sede dell’Ateneo, seguì poi il peregrinare dell’Accademia a Palazzo Martinengo e infine a Palazzo Tosio.
L’opera a figura intera è firmata e datata 1820 in basso a sinistra; si tratta di un modello della Danzatrice realizzata in fino marmo di Carrara dallo stesso Monti su commissione del collezionista cremonese Gaetano Bolzesi per la sua residenza, passata poi per legato in proprietà del Seminario Diocesano di Cremona. L’insieme riflette un’intima familiarità con la produzione statuaria di Antonio Canova che si articola in un gioco di rimandi che vanno dalla scelta del soggetto della Tersicore in cui il Canova si era cimentato anni prima (1811) con la realizzazione del gesso preparatorio e della scultura acquistati poi da Giovanni Battista Sommariva, all’adesione del linguaggio ai canoni accademici del maestro, incluso il tentativo di forzare i limiti espressivi della materia per creare la suggestione dell’armoniosa fluidità del movimento di un passo di danza. La figura della musa, di ammaliante bellezza, è trattata con una perizia tecnica ineccepibile, evidente nella cura del dettaglio della complessa e ricercata acconciatura, nella descrizione dei calzari e nel fiocco della cintura che le cinge la vita. I lunghi capelli, divisi in due bande da una scriminatura centrale, sono morbidamente acconciati a boccoli e trattenuti sulla nuca da una retina impreziosita da spilloni; sul capo cinto da un nastro di raso che passa sulla fronte è posta una preziosa tiara con al centro la lira, secondo la tradizione antica, attributo della Tersicore. Il chitone fermato da una fibula sulla spalla sinistra lascia in parte scoperto il petto e si scioglie in un ricco panneggio che trattato a bagnato avvolge il modellato del corpo facendo risaltare la plasticità delle forme sinuose. Il movimento corporeo della danzatrice, perfettamente bilanciato dalla postura delle braccia, segue il ritmo evocato dalla presenza dei cimbali in basso a sinistra: la musa sintetizza così la celebrazione delle due arti sorelle: canto coreutico e danza.
Il gesso conserva la sua base originale girevole, in legno, con due maniglioni ottonati.
In una lettera del Monti a Luigi Basiletti, datata 22 luglio 1820, lo scultore racconta al suo corrispondente di una recente visita del conte Paolo Tosio nel suo studio milanese mentre “stava a scolpire una figura di danzatrice al naturale in marmo fino di Carrara, la quale piacque moltissimo al detto signor Conte, che ne domandò il prezzo che avrei desiderato per un’altra, ed è anche a mia notizia che ne ha parlato con persone che ne avrebbe desiderata tal replica”.
I casi della vita hanno fatto sì che oggi il gesso della Tersicore, corteggiata dal Tosio, si trovi esposta proprio nell’alcova di quella che fu la sua residenza bresciana, Palazzo Tosio.
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