Adamo Tadolini (Bologna, 1788 – Roma, 1868), da Antonio Canova (Possagno, Tv, 1757 – Venezia, 1822)
Amore e Psiche
1819-1824
marmo di Carrara, 133 cm x 153 cm x 79 cm
Tremezzina (Co), Villa Carlotta, Museo e Giardino botanico
Nel 1787 Antonio Canova riceve la commissione dal colonnello John Campbell (1755/1821) per l’esecuzione del gruppo di Amore e Psiche, in seguito acquistato da Gioachino Murat (1767/ 1815) e, infine, ceduto a Napoleone (1769/1821) nel 1808 (oggi Parigi, Musèe du Louvre). Una seconda versione dell’opera è realizzata nel 1796 per il principe russo Nikolai Yusupov (1750/1831) (San Pietroburgo, Museo Statale dell’Hermitage).
Il gruppo scultoreo oggi a Villa Carlotta è una copia di altissima qualità, derivata dal modello originale in gesso di quest’ultima versione (New York, The Met ), che lo stesso Canova avrebbe donato all’allievo prediletto Adamo Tadolini autorizzandolo a ricavarne quante copie volesse. Stando ai Ricordi Autobiografici di Tadolini – raccolti solo molti anni dopo la morte dello scultore dal nipote Giulio – l’opera sarebbe stata replicata in diverse versioni, tra le quali quella per il ministro dell’impero asburgico, Klemens von Metternich, per il principe Hercolani di Bologna e per Giovanni Battista Sommariva, proprietario della Villa di Tremezzo e già potente uomo di fiducia di Napoleone Bonaparte a Milano. Il racconto fornisce molti dettagli su questa commissione che, tuttavia, viene fatta risalire erroneamente al 1827, ovvero un anno dopo la morte del compratore. Soltanto grazie alla corrispondenza tra l’artista e il committente è stato possibile verificare la data di esecuzione della scultura, che risulta quasi conclusa nel 1824.
Il gruppo rappresenta uno dei momenti più intensi della favola di Amore e Psiche, opera dello scrittore latino Apuleio (II sec. d. C), inserita ne Le metamorfosi, o l’Asino d’oro (IV 28 – VI 24). La storia era ben nota a Canova, il quale custodiva nella sua biblioteca due diverse edizioni di quel testo: quella scientifica in latino del 1786 (Apuleii Metamorphoseon) e quella liberamente tradotta da Agnolo Fiorenzuola, nell’edizione stampata a Firenze nel 1603 (Apuleio, dell’Asino d’oro).
La favola narra le vicende di Psiche, mortale dalla bellezza eguale a Venere, che diventa sposa di Amore senza mai poterne vedere il viso. Istigata dalle invidiose sorelle, una notte riesce a scoprirne il volto ma viene immediatamente abbandonata dal dio. Da allora Psiche dovrà affrontare una serie di prove per riconquistarlo, al termine delle quali otterrà l’immortalità e potrà ricongiungersi al suo sposo.
L’episodio rappresentato da Canova – e replicato da Tadolini – è tra i meno illustrati nelle Metamorfosi: raffigura il momento conclusivo della vicenda, quando Amore scende in volo e sottrae Psiche al sonno della morte pungendola, senza farle alcun male, con una delle sue frecce divine. Rispetto all’originale canoviano, la copia di Tadolini non riproduce l’anfora e la freccia: in questo modo il copista si discosta dalla fonte letteraria e pone l’accento sull’incontro degli sguardi tra i due sposi, i cui volti e le labbra sono così vicini da lasciar supporre che stiano per darsi un bacio, accentuando così la componente emozionale della scena.
Considerata un’icona di sensualità e passione, la copia di Villa Carlotta catturò l’interesse di Gustave Flaubert – che la scambiò per un marmo originale di Canova – durante una sua visita a Tremezzo nel 1845. La scultura, in realtà, racchiude un significato spirituale, mistico e filosofico, dal momento che Psiche rappresenta l’anima che, condotta da Amore, riesce ad arrivare fino allo stato di conoscenza divina e all’immortalità.
L’esecuzione delle copie risale alle origini della tradizione occidentale per rispondere a bisogni diversi, che variano dall’esigenza di ‘sostituire’ opere d’arte sottratte o distrutte, a quella di replicare un simulacro per ragioni di culto o devozione, fino alla nascita dell’idea di opere multiple, quali le stampe e le fotografie.
Come nel caso della versione di Amore e Psiche di Adamo Tadolini per Giovanni Battista Sommariva, l’esecuzione della copia assecondava una vera e propria passione collezionistica. L’artista conosceva molto bene la tecnica adottata dal suo maestro Antonio Canova, il quale fin dagli anni ottanta dell’ottocento aveva inventato un modo nuovo di fare scultura, organizzando lo studio e impiegando una sequenza ordinata di fasi di lavoro separate che venivano affidate a diversi aiutanti. Dopo aver eseguito i primi bozzetti in creta e i modelli, Canova faceva inserire le rèpere, ovvero centinaia di chiodini in bronzo, sul modello finale in gesso grande al vero. Come mostra un noto acquerello di Francesco Chiarottini (1748-1796) (), dopo aver fissato i punti i lavoranti procedevano alla trasposizione delle misure per la sbozzatura del marmo, lasciando un piccolo strato in più rispetto al gesso per consentire a Canova di intervenire con l’“ultima mano”.
Il fatto che Tadolini possedesse il gesso originale della seconda versione dell’opera, garantiva agli acquirenti una riproduzione potenzialmente molto fedele. Inoltre il suo alunnato presso Canova lasciava supporre una profonda conoscenza della raffinatissima tecnica dello scultore.
Attraverso la riproduzione della scultura l’artista desiderava affermare la continuità della propria ricerca artistica con la vicenda canoviana, ma è difficile dire se avesse l’ambizione di spingere il concetto di copia fino all’identità con l’originale.
Come attestano fotografie d’epoca alla fine dell’ottocento, il gruppo di Amore e Psiche era collocato nel Salone dei Marmi di Villa Carlotta, circondato dalle più importanti sculture della collezione in uno spettacolare allestimento, mantenuto fino all’inizio degli anni Duemila. Dal suo arrivo a Tremezzo il gruppo non è mai uscito dalla Villa, tranne che per la Exposition of Italian Art, svoltasi alla Royal Academy di Londra nel 1930. In quell’occasione, il catalogo della mostra segnalava con grande evidenza la paternità canoviana del modello, mentre la copia trovava posto al centro della sala dedicata all’arte italiana dell’ottocento.
Fare un ‘opera d’arte è spesso un lavoro di team. Specialmente quando si tratta di Antonio Canova e del suo studio. Canova, infatti, si avvaleva di numerosi professionisti per portare a termine le sue sculture, ognuno dei quali era coinvolto in una fase specifica del lavoro. Il maestro era l’autore dell’idea, del progetto e il resto della squadra procedeva dalla creazione del modello alla lavorazione del blocco di marmo. Al termine di questo lavoro di preparazione interveniva di nuovo Canova che procedeva personalmente a quella che amava chiamare “l’ultima mano”, ossia il lavoro di rifinitura che rendeva la forma di marmo realizzata dai suoi collaboratori un capolavoro. Amore e Psiche di Adamo Tadolini, oltre ad essere una splendida opera d’arte, racconta proprio una storia di collaborazione, condivisione e fiducia tra un grande maestro e un suo talentuoso collaboratore. Leggi la storia dell’opera e prova anche a lavorare in squadra come facevano Canova e i suoi collaboratori, per creare un progetto comune.
La classe crea, con la guida dell’insegnante e attraverso il materiale a disposizione descritto nella scheda dell’opera, la presentazione di un progetto espositivo che abbia al centro “Amore e Psiche” di Adamo Tadolini. Per creare un percorso espositivo sono necessarie alcune fasi di lavoro e diversi professionisti. Prima della realizzazione bisogna valutare molti aspetti e creare un programma preliminare che illustri l’idea, il tema, la forma e la comunicazione della mostra che si intende realizzare. Abbiamo individuato alcune fasi del lavoro preparatorio che la classe potrà svolgere in piccoli sottogruppi di lavoro, ciascuno dei quali dovrà occuparsi di un aspetto dell’organizzazione e della progettazione. Il lavoro dei sottogruppi dovrà poi confluire in un unico elaborato: una presentazione in ppt del progetto di una mostra. Si tratta di un progetto che deve essere realizzato in più fasi fornendo alla classe un cronoprogramma con step di verifica intermedi dello stato avanzamento lavori e della condivisione dei risultati.
Scarica la scheda attività
Gustave Flaubert, Notes d’un voyage en Provence et en Italie; et son retour parla Suisse, in Oeuvres complètes, II, Bibliothèque de la Pléiade, Gallimard, Paris, 2013, p.1111:
L’obiettivo principale è il lavoro di squadra e la capacità di raccogliere materiale in maniera sistematica e ordinata per poi condividere i risultati in modo che siano comprensibili e utilizzabili da altre persone per proseguire. Il lavoro è insieme collettivo e a staffetta. Questo progetto permette inoltre di esercitarsi sulle tempistiche di lavoro e di consegna sulla capacità di organizzare una presentazione, sul public speeching.
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